La pensione, la tanto agognata pensione diventa più facile e veloce per alcune categorie di lavoratori. E’ l’effetto pratico di un disegno di legge che verrà incardinato nelle prossime settimane. I dettagli
“Super pensioni” cantava a squarciagola e con una certa dose di ironia e preveggenza Rino Gaetano nella sua immortale Nuntereggaepiù. Anno domini 1978. Sono passati quasi 50 anni le pensioni non solo non sono più super, ma non sono più né baby, né di lusso. Sono semplicemente un doveroso istituto peraltro pagato profumatamente durante il corso della propria vita lavorativa per garantirsi una vecchiaia se non serena almeno tranquilla.
Del resto, non è un mistero che il sistema pensionistico italiano sia in difficoltà. In particolare, perché il rapporto demografico tra nati e morti è diventato sfavorevole. Questo implica che entro il 2050 il rapporto tra pensionati e lavoratori attivi sarà di uno a uno. Nel 1975 era di 2,5 a 1.Un fattore che permetteva ai conti di essere in ordine, ai pensionati di essere sereni e agli assegni di essere adeguati al costo della vita.
Oggi non è più così. E aggiungiamo purtroppo. Tanto è vero che da almeno 20 anni si susseguono tentativi di adattare, correggere, sistemare e adeguare il sistema pensionistico. Ma con scarsi, scarsissimi risultati.
Basti pensare che le due ultime grandi riforme, la Dini del 1995 e la Fornero del 2011 hanno creato più dislivelli che aggiornamenti positivi. Ma le cose, forse, stanno per cambiare. In questi giorni, infatti, è stato presentato un disegno di legge, ampiamente migliorativo, per circa 1.2 milioni di lavoratori italiani.
Il disegno di legge è frutto del lavoro senatrice siciliana di Fratelli d’Italia Carmela Bucalo che ha dato corpo ad una promessa fatta dal vicepresidente del Consiglio Matteo Salvini in campagna elettorale. Ridurre il costo del riscatto della laurea ai fini pensionistici. Ad oggi, infatti, andare in pensione prima, diciamo a 60 – 63 anni utilizzando i quattro anni di studi universitari costa non meno di 6000 euro, 1500 euro l’anno. Con il disegno di legge, se trasformato in legge, si scende a 3600, 900 euro peraltro finanziabili con il Trattamento di fine Rapporto. Un bel risparmio, una grande opportunità soprattutto per quelle categorie che fanno lavori usuranti, come gli insegnanti, che potrebbero anticipare il meritato riposo
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