Per la prima volta nella storia, l’oro ha superato quota 4.000 dollari l’oncia. Un record che conferma la sua forza come rifugio sicuro in un periodo pieno di incertezze. Ma dietro questa impennata non c’è solo la paura: la corsa dell’oro nasce da un mix di fattori economici, politici e anche un pizzico di speculazione.
Molti collegano il rialzo alle tensioni internazionali, ma i mercati raccontano un’altra storia. Mentre l’oro saliva ai massimi, le Borse americane toccavano nuovi record e perfino quella di Parigi ha avuto un rialzo. Insomma un paradosso che spiazza anche gli esperti, perché le due cose di solito non convivono.
Non solo rifugio: il ruolo delle Banche Centrali
Secondo alcune analisi della Goldman Sachs, la corsa al metallo prezioso è spinta soprattutto dagli acquisti delle banche centrali, iniziati da quasi un anno, con la Cina in prima linea. Dopo il blocco delle riserve russe, molti Paesi hanno infatti deciso di ridurre la loro dipendenza dal dollaro e di puntare su un qualcosa di più sicuro, l’oro. Ma non è solo merito delle banche centrali. Anche i possibili tagli dei tassi di interesse e la voglia di investire in qualcosa di più stabile spingono gli investitori privati a comprare oro. In pratica, molti lo scelgono perché continua a salire e sembra più sicuro di altri asset.
Paura e avidità: il doppio motore dei mercati
Ed è qui che nasce il paradosso: oro e azioni stanno crescendo insieme. Da una parte l’euforia per le nuove tecnologie, come l’intelligenza artificiale, fa volare le Borse; dall’altra, l’instabilità geopolitica spinge gli investitori a rifugiarsi nell’oro. Due forze opposte che, per ora, sembrano convivere. Gli analisti frenano però l’entusiasmo e ricordano che una crescita così rapida non può durare all’infinito, soprattutto se l’economia globale dovesse stabilizzarsi. Per adesso, però, l’oro continua a brillare e non sono esclusi nuovi record.