Finalmente l’attesa è finita: Annalisa è tornata. La celebre pop star è pronta a conquistare fan e classifica con il suo nuovo album Ma io sono fuoco. Un disco che ci presenta una nuova versione di Annalisa, più audace, grintosa e sicura di sé. Intervenuta ai taccuini del magazine Chi, la classe ’85 ha raccontato il suo ultimo lavoro.
Perché hai scelto il fuoco e la tigre in copertina?
“Perché rappresentano la trasformazione: la capacità di reagire alle cose che accadono, anche se non sempre positive. Il ‘ma’ del titolo richiama proprio questa idea: ‘succede qualcosa di difficile, ma io reagisco, mi trasformo, senza perdermi’. È un modo per trasformare il dolore in opportunità, per evolversi senza perdersi”.
In quali momenti della tua vita ti sei sentita “fuoco” o tigre? E hai dovuto tirare fuori gli artigli?
“Io in generale faccio molta fatica a tirare fuori gli artigli, ma cerco di farlo sempre a modo mio, con il mio aplomb. A volte però è necessario, e in quei casi magari esagero un po’, ma non mi piace mettere gli altri a disagio. Spesso preferisco cercare soluzioni, parlarne, o — come faccio di solito — metterlo nelle canzoni. È il mio modo per risolvere me stessa. Quando scrivo, metto dentro le fragilità e provo a migliorarle”.
Nello scorso album hai mostrato tante sfaccettature di te anche attraverso i look. Cosa rappresenta ora “Ma io sono fuoco”?
“Non credo ci sia un solo personaggio. In questo disco ce ne sono tanti, proprio perché parlo di trasformazione. Il primo brano, Dipende, nasce da una rabbia che poi diventa malinconia in Piazza San Marco (brano con Marco Mengoni), ironia in Maschio, Emanuela o Esibizionista, e poi di nuovo rabbia, ma più distaccata, in Avvelenata. Alla fine resta solo il bisogno di un’amica con cui condividere tutto questo. È un viaggio emotivo, dove ogni emozione si trasforma”.
Il tour e la nuova Annalisa
A novembre inizia il tour! Come sarà la rappresentazione dal vivo di questo nuovo disco?
“Questo tour nei palasport sta richiedendo molto lavoro. Stiamo già lavorando agli arrangiamenti live, una delle cose che mi piace di più in assoluto. Sarà uno spettacolo intenso, di circa due ore, con una trentina di canzoni. Ho faticato a rinunciare a certi brani perché sono importanti per me e per il pubblico. Ci sarà un palco particolare, visual, ballerini e momenti sia di divertimento che di emozione”.
C’è una Annalisa nuova in questo disco?
“Più che nuova, direi che ho affinato certe cose. Da qualche anno ho dedicato moltissima attenzione all’uso delle parole. Ho imparato a togliere, a scrivere come parlo, perché lo trovo più onesto, più rappresentativo di chi sono davvero, e perché credo che così i concetti arrivino più dritti. In questo disco sono stata ancora più diretta, più pungente in certi momenti. Ho sempre usato molto l’ironia, ma qui è diventata più evidente, a volte anche una forma di provocazione. Mi piace esercitarmi in questo modo, e forse anche il fatto che io stia crescendo mi porta naturalmente a sentire il bisogno di farlo”.
Si respira un sound anni Ottanta, ma con un tocco moderno!
“Sì, mi piace. È sempre stato il mio mondo sonoro: l’elettropop mi rappresenta. Questo disco aggiunge più strumenti suonati e più calore rispetto al precedente, che era più sintetico. Mi piace aggiungere sempre un pezzettino in più”.
Il lavoro dietro il disco
Nel brano Esibizionista non le mandi di certo a dire…
“È un pezzo ironico, dove “pungo” un po’. Parlo del giudizio, del modo in cui spesso quando sei una “brava ragazza”, una persona perbene, capita che gli altri ti prendano in giro. Ho voluto usare questa occasione per parlare dei cliché, di come ci si metta in guardia rispetto a certi schemi e ai tempi che viviamo, ma alla fine — per quanto si parli e ci si difenda — ci si casca sempre. Il senso è un po’ quello”.
Dai testi emergono anche riflessioni sui rapporti tra uomini e donne. Quanto c’è di autobiografico?
“Parlo di cose che mi sono successe, ma anche di storie degli altri o completamente inventate. Spesso è un mix. A volte un solo brano contiene frammenti di esperienze diverse — mie, di amiche, o semplicemente emozioni vissute in tempi diversi. Mi interessava parlare del giudizio, della mancanza di empatia che oggi percepisco tanto. Viviamo in un tempo in cui basta una piccola cosa per giudicare qualcuno “sbagliato” e due minuti dopo considerarlo perfetto. Volevo mettere in luce, anche con ironia, questa fragilità dei tempi”.
Come lavori ai testi e dove trovi ispirazione?
“Non c’è costruzione, è tutto istintivo. Le canzoni arrivano senza pensarci troppo. Di solito mi appunto delle frasi, idee o esperienze che voglio raccontare, e quando entro in studio tiro fuori questi appunti e decido dove andare, in modo molto naturale. Credo che la musica nasca dal bisogno, non dalla programmazione. Noi facciamo pop, cerchiamo di raccontare la realtà in modo semplice ma sincero, così che arrivi il più lontano possibile. Il filo rosso del disco l’ho capito dopo, quando ormai le canzoni c’erano quasi tutte: è la trasformazione”.
Il futuro
Hai avuto anni molto pieni. Quando trovi il tempo per scrivere e lavorare a nuove idee?
“Ho iniziato a lavorare al disco nella primavera 2024, durante le prove del tour. Poi, dopo il tour, sono tornata in studio quotidianamente. Cerco di fare una cosa per volta: sono metodica, anche se tutto corre velocissimo”.
Perché il tour si chiama Capitolo 1?
“Non è un titolo, è un modo per scandire le fasi di un nuovo inizio. Si ricomincia sempre da capo, anche dopo tanti successi. Questo è il primo capitolo di un nuovo viaggio, e non vedo l’ora di scoprire i prossimi”.