Negli ultimi giorni è esploso il dibattito intorno al disegno di legge sugli studenti “plusdotati”, approvato al Senato e ora in attesa del via libera della Camera. L’obiettivo dichiarato è quello di riconoscere e tutelare gli alunni ad alto potenziale cognitivo, colmando una lacuna storica del nostro sistema scolastico. Ma le opposizioni non ci stanno: per molti, la norma rischia di semplificare un fenomeno complesso e di etichettare i ragazzi invece di valorizzarne la diversità.
Per la maggioranza si tratta di un passo avanti importante: finalmente anche in Italia si riconosce la necessità di percorsi personalizzati per gli studenti con capacità cognitive superiori alla media. Il senatore Mario Occhiuto (Forza Italia), primo firmatario del ddl, parla di una legge che mira a “rafforzare gli investimenti sulle capacità degli studenti” e a promuovere un modello educativo inclusivo, in collaborazione con famiglie e sistema sanitario.
Il testo prevede l’istituzione di un Comitato tecnico-scientifico che definirà criteri e modalità per individuare gli studenti plusdotati, oltre a un piano triennale di sperimentazione nelle scuole. Sono previsti anche corsi di formazione specifici per i docenti e la possibilità di elaborare dei piani didattici personalizzati.
Per le opposizioni, però, il rischio è un altro. “Si parla di inclusione, ma si finisce per creare nuove etichette”, commenta Beppe De Cristofaro (Avs), sottolineando che il provvedimento, così com’è formulato, appare “fuorviante” rispetto alla visione pedagogica che dovrebbe ispirare la scuola pubblica.
Secondo l’opposizione, la legge rischia quindi di ridurre la complessità del tema ad una questione di performance, dimenticando che molti studenti ad alto potenziale possono sentirsi esclusi o incompresi nel gruppo classe. “La scuola non ha bisogno di nuove categorie, ma di risorse per valorizzare i diversi stili di apprendimento”, afferma Ada Lopreiato (M5s).
Intanto, il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara difende il provvedimento: “Nessuno deve essere lasciato indietro, ma nemmeno limitato nel proprio potenziale”. A questo punto la vera sfida sarà capire se la nuova legge riuscirà davvero a favorire gli studenti o se finirà per accentuare le disuguaglianze che dice di voler superare.
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