Prima o poi arriva il momento in cui ci si deve allontanare dai propri bambini e dal marito per lavoro.
Una decisione del capo, non si può rifiutare. Se si tratta di star via 1 notte, l’idea è molto allettante (anche noi, talvolta, abbiamo bisogno di staccare la spina dalla quotidianità familiare) ma, quando si parla di 1 settimana, il discorso comincia a cambiare. I bambini sentiranno tanto la mia mancanza? Si addormenteranno tranquillamente? Mio marito si ricorderà di mettergli la merenda nello zaino della scuola e, soprattutto, sopravviverà?
La mente viene assediata da tante domande e la risposta potrà essere una sola: “ce la dovranno fare!”.
È così sull’aereo i miei occhi fissano lo spazio esterno prima di partire e i miei pensieri volano lontano. Volano ai ricordi dei momenti trascorsi insieme, tanti flashback mi passano davanti e arriccio il naso nel pensare che non ho valorizzato, in quel momento, il tempo trascorso insieme. Sempre indaffarata, intenta a pensare al lavoro, alla spesa, a cosa cucinare, a risolvere le controversie tra fratello e sorella, sempre di corsa per far sì che tutto quadri.
Poi quando la corsa finisce, perché devo stare seduta in volo per 12 ore, comincio a pensare se quella corsa ha sempre senso o se, talvolta, è meglio varcare la soglia di casa, lasciar cadere la borsa e non pensare a null’altro che alla fortuna di avere 2 fantastici bambini e un marito amorevole e godere dei momenti insieme. Per la vita frenetica che facciamo oggi diventa sempre più difficile ritagliarsi dei momenti dedicati esclusivi, ma si è costrette a fare tante cose contemporaneamente. Non so voi, ma io quando torno a casa non mi fermo un attimo. Mentre preparo la cena i miei figli mi chiamano perché vogliono giocare con me o sono in bagno e devo pulirli! Nel frattempo arriva mio marito e mi racconta la sua giornata cercando la mia attenzione. Mentre lo ascolto, ancora ai fornelli, corro a preparare lo zaino per la scuola dei bambini e, intanto, cerco di mettergli il pigiama. Finalmente ci sediamo a tavola e, con il sottofondo della conversazione, penso alla mail che dovrò inviare dopo, alla presentazione da finire, all’offerta da mandare e a mio marito che vuole vedere un film insieme.
Da dove devo iniziare? Iniziare? Ma sono le 9 di sera, non sarà il caso di spegnere il cervello? Un po’ di riposo ci vorrebbe ogni tanto…
Eppure è vero che ognuno è artefice del proprio destino; è l’indole di ognuno che guida le azioni rendendo la vita più o meno fitta. Saresti capace di fare una lezione di yoga quando per te andare in palestra significa saltare, sudare e stancarsi a ritmo di musica? Credo che alcuni momenti “stand-by” siano necessari, pur solo per farci riflettere sul nostro percorso di vita e su quello che stiamo dando agli altri. E tu che vita conduci? Ti è mai capitato di dover partire per lavoro e di riflettere sul “ritmo” della tua quotidianità?
A presto
By Maika
Il nostro destino viene formato dai nostri pensieri e dalle nostre azioni. Non possiamo cambiare il vento ma possiamo orientare le vele.
(Anthony Robbins)
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